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Il
tonfo Un’altra stagione di responsabilità Drammatizzare il voto
con cui ha il governo è andato sotto al Senato su un emendamento relativo
alla riforma del canone Rai è un’esagerazione che lascia il tempo che trova.
Tutta la vicenda, come ha detto il vicesegretario del Pd Guerrini, può essere
benissimo dipesa da un intralcio tecnico. Si tratta della
Rai, per cui non escludiamo affatto una risoluzione in commissione di
Vigilanza con un accordo sulle nomine da spartirsi fra Forza Italia e Pd.
Riforma o non riforma, le poltrone sono le poltrone. Piuttosto non può essere
considerato casuale che il governo sia stato
sconfitto poche ore dopo che i sondaggi dessero la popolarità del premier in
caduta libera. Non che noi si stia li a studiare le
intenzioni dell’elettorato italiano, ma ad occhio e croce il 45 per cento del
Pd alle europee è giusto più un bel ricordo. Da Roma a Napoli, alla Sicilia,
fino alla Liguria il baillame che investe il partito di maggioranza relativa
è troppo indigesto anche per chi ha uno stomaco migliore del nostro. Aggiungi
le lacrime da coccodrillo dell’onorevole Serracchiani per il salvataggio di
Azzolini ed il quadro è completo. Il Pd sarà fortissimo ma
non sa più che partito sia. E questo è un problema serio che avrà il suo peso
nei prossimi mesi. Fa poi specie la battuta d’arresto al Senato proprio
all’indomani del costituente gruppo dei verdiniani. Qualcuno pensava che si
trattasse di una stampella offerta a Renzi di fronte al rischio di erosione
che ha investito il suo gruppo parlamentare. È ovvio che non si conosce
Verdini, il quale si ha idealità riformatrici, passione stabilizzatrice, ma è
pur sempre un esponente di quel mondo del commercio
abituata a pesare ogni libbra di carne sul bilancino. Verdini
negozierà con Renzi ogni minima questione, tanto che tutto sommato al governo
sarebbe convenuto restasse dentro Forza Italia piuttosto che si proclamasse
gruppo autonomo. E qui veniamo alla vera grana che si prepara dopo il tonfo a
Palazzo Madama. Non il disfarsi del partito temuto da Orfini, il Pd si è già
disfatto almeno dalle Regionali. Quanto l’idea di poter resistere nella
legislatura con l’appoggio di chi proviene da altro schieramento ed è stato
eletto con altro mandato. I responsabili si sono visti nell’ultimo scorcio di
stagione di Berlusconi, e accompagnarono l’inizio del suo declino. Non
vorremmo che Renzi ripetesse gli stessi passi e confidasse nelle stesse
illusioni. Roma, 31 Luglio 2015 |
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